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La pastorizia nomade fa scuola: il competence center di LifestockProtect in escursione

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Kostner BenjaminVitangeli Valeria
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La pastorizia nomade fa scuola: il competence center di LifestockProtect in escursione
Pecore al pascolo lungo gli argini dell'Adige - © Vitangeli Valeria, Eurac Research

Nata dall’esigenza di creare la figura professionale del pastore valorizzandone il ruolo non solo nell’ambito economico-sociale, ma anche nel contesto ambientale, la Scuola professionale per l'agricoltura ed economia domestica di Salern, competence center nel progetto LifestockProtect, ha incontrato una coppia di pastori che sta intraprendendo un progetto innovativo lungo gli argini dell’Adige, per una giornata formativa sul pascolo guidato con l’ausilio di cani da guardiania.

Nelle scorse settimane il Corso di Pastorizia della Scuola professionale per l’agricoltura e l’economia domestica di Salern ha partecipato a un’uscita lungo gli argini del fiume Adige nel comune di Bolzano, per incontrare Sandra e Daniel. Loro sono pastori che stanno praticando una simil-transumanza lungo gli argini dell’Adige, da Salorno a Lana. Ciò che risulta molto interessante per la scuola è anche la tecnica di pascolamento attuata dai due: il pascolamento guidato con l’aiuto dei cani da pastore e da guardiania. In questo modo hanno reso possibile il pascolo guidato per tutto l’anno. È sicuramente più oneroso implicando la presenza costante del pastore con il suo gregge, ma tuttavia permette sia di usufruire della vegetazione presente naturalmente anche nel periodo invernale, sia di far lavorare i cani da pastore e da guardiania per l’intero anno e non soltanto negli alpeggi estivi. I cani di Sandra e Daniel ricoprono, infatti, un ruolo fondamentale nell’aiutarli a condurre il gregge e a proteggerlo dai grandi carnivori. Il primo compito è affidato a un Border Collie e quattro cani da pastore della Lessinia e del Lagorai, razze energiche e brillanti, che girando in continuazione intorno al gregge si assicurano che gli animali non si allontanino. La protezione del bestiame, invece, è affidata a quattro pastori della Sila e un Maremmano abruzzese, razze di taglia notevole che assumono un atteggiamento di allerta solamente nel caso in cui venga percepito un pericolo, rimanendo invece a riposo per il resto del tempo. La collaborazione tra i cani da pastore e da guardiania e i loro padroni è fondamentale per la gestione delle greggi: la presenza del cane e del pastore, assieme agli altri metodi di prevenzione, sono infatti la soluzione migliore per coesistere con i predatori (Commissione Europea, Direttorato generale per l’Ambiente et al., 2023). Il progetto europeo LifestockProtect, finanziato dal programma LIFE+ dell’Unione Europea, si sta occupando proprio di questo aspetto per aiutare i lavoratori del settore a implementare misure di prevenzione, tra cui l’utilizzo di recinzioni elettrificate e dei cani da guardiania.

alt© Vitangeli Valeria, Eurac Research
Pastore con pecore

Tuttavia, la pastorizia viene spesso considerata come un lavoro più legato alla tradizione che non una vera e propria figura professionale., Per questo la scuola di Salern mira a cambiarne la narrativa associandone anche specifiche competenze, fondamentali per la gestione sostenibile del pascolo. Il pascolo guidato, per come è condotto, presuppone numerosi vantaggi sia per gli animali da pascolo che per la biodiversità. In questo modo si è dimostrato (Meuret et al., 2015) come l’alternarsi di precise combinazioni di disponibilità di specie vegetali stimolino l’appetito nell’animale, facendo sì che esso si nutra non solo di ciò che piace, ma anche di ciò che semplicemente c’è, anche se non è particolarmente appetibile. Questo comportamento, difficile da ottenere con animali lasciati allo stato brado, implica poi anche vantaggi per la biodiversità non indifferenti. Uno dei più importanti è la conservazione di ambienti aperti, specialmente se inseriti in un mosaico di ambienti eterogenei (Fraser et al., 2022), e la gestione delle specie neofite invasive. Gli ambienti tipici degli alpeggi, infatti, sono caratterizzati da un’elevata presenza di nardeto (Nardion strictae) il quale, se non correttamente gestito, prevale sulle altre specie vegetali impoverendo la struttura dell’ecosistema. Questo accade perché nelle fasi vegetative precoci il nardo cervino è appetibile mentre in quelle successive, indurendosi, viene scartato. Il mantenimento di un prato a nardo ricco di specie invece è stato classificato dalla Direttiva Habitat, che raccoglie e protegge tutti gli habitat prioritari della strategia dell’Unione Europea per la salvaguardia della biodiversità, come ambiente di interesse comunitario (codice 6230).

alt© Vitangeli Valeria, Eurac Research
Un gruppo in visita

L’inarbustimento e la conseguente chiusura degli ambienti aperti sono una minaccia non indifferente per la biodiversità. Questi, infatti, hanno risvolti negativi anche per la connettività ecologica, che si sta diffondendo sempre di più a causa dell’abbandono dei terreni. Secondo uno studio del 2021 (Burns et al., 2021, condotto a livello europeo, dagli anni ’80 le popolazioni di uccelli hanno subito un declino del 20%, in particolare le specie associate agli ambienti agricoli e prativi, e le cause sono per lo più riconducibili ai cambiamenti dell’uso del suolo da parte dell’uomo. Tante specie dipendono dal mantenimento di questi habitat, dal vasto numero di specie di uccelli come l’averla piccola (Lanus collurio) dagli insetti come la farfalla Apollo (Parnassius apollo) ai rettili come la lucertola degli arbusti (Lacerta agilis). Il pastore con la sua attività tradizionale contribuisce da millenni alla conservazione di questi ambienti (Putzer et al., 2016, ormai parte del paesaggio culturale altoatesino (e non solo). Riveste, infatti, ruolo fondamentale e difficilmente sostituibile nel preservare ambienti e specie di importanza comunitaria.

Attraverso l’incontro con Sandra e Daniel, i partecipanti della scuola di Salern sono stati stimolati infine a riflettere sulla figura del pastore come fornitore di servizi ecosistemici, servizi offerti dalla natura a beneficio dell’uomo. Il loro gregge, infatti, grazie anche alla sua diversificazione in ovini e caprini, lavora sull’argine in modo complementare all’usuale lavoro dell’Ufficio Sistemazione Bacini Montani, che per questo motivo ha deciso di appoggiare l’iniziativa. Oltre a livellare l’altezza dell’erba senza dover ricorrere a mezzi meccanici e diminuendo quindi l’impatto sulla vegetazione, la presenza di caprini all’interno del gregge permette anche il contenimento delle neofite invasive, come la robinia (Robinia pseudoacacia). Questa è una delle 40 angiosperme legnose più invasive al mondo (Richardson et al., 2011). I caprini, nutrendosene, danneggiano anche la corteccia e ne indeboliscono la propagazione: un pascolo continuo negli anni può quindi portare a questi benefici (Stumpf 2002; Zehm 2004 e 2008,). Inoltre, attraverso il calpestio degli zoccoli, il gregge rende il terreno dell’argine più compatto e meno soggetto all’erosione. Mantenendo un carico di pascolo contenuto si favorisce invece la creazione di habitat ripariali, poiché arbusti e fitti canneti (ove presenti) vengono allentati, assecondando l’insediamento di specie tipiche di questi ambienti. Essi sono particolarmente rari e spesso nascono come habitat secondari, mentre la loro conservazione richiede una grande quantità di sforzi e disturbi da parte dei macchinari. Interventi di questo tipo, che utilizzano nature-based solutions, sono già riconosciuti e remunerati in alcuni paesi europei per la gestione sostenibile dell’ambiente. In Baviera, per esempio, vengono emessi dei finanziamenti per supportare le azioni di agricoltori e allevatori per attuare misure per la conservazione, il miglioramento e la creazione di habitat a elevato valore ecologico. In Sassonia, invece, il pascolo degli argini con le greggi è stato considerato preferibile rispetto ad altre misure, come la manutenzione con attrezzature tecniche. In Austria viene fornito un premio nel caso in cui il pascolo alpino venga gestito in modo sostenibile. Anche l’Alto Adige presenta dei premi per la cura del paesaggio. Tuttavia, perché queste azioni abbiano un impatto significativo sulla biodiversità, è fondamentale che la figura del pastore venga adeguatamente formata sul pascolamento del gregge a fini conservazionistici, sia attraverso corsi teorici che con esperienze pratiche condivise da altri pastori, per tramandare la tradizione, innovandola.

Kostner Benjamin

Kostner Benjamin

Benjamin Kostner ha studiato all'Università BoKu di Vienna. Adesso fa parte del gruppo di ricerca Human-Envirnomental Interactions dell'Istituto per il Sviluppo Regionale di Eurac Research. Le sue aree di ricerca si concentrano sulla promozione e la gestione della coesistenza tra l'uso del territorio da parte dell'uomo e l'ambiente. Oltre a una particolare passione per l'ornitologia, il suo lavoro si concentra attualmente sul ritorno dei grandi carnivori e sulle numerose opportunità e sfide che questo comporta.

Vitangeli Valeria

Vitangeli Valeria

Valeria Vitangeli ha conseguita la laurea magistrale in Local Development all'Università degli Studi di Padova. Adesso fa parte del gruppo di ricerca Human-Envirnomental Interactions dell'Istituto per il Sviluppo Regionale di Eurac Research.

Citation

https://doi.org/10.57708/budyvx7xjt_ms8klccdojcw
Kostner, B., & Vitangeli, V. La pastorizia nomade fa scuola: il competence center di LifestockProtect in escursione. https://doi.org/10.57708/BUDYVX7XJT_MS8KLCCDOJCW

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